“Be formless. Shapeless. Like water. Water can flow or it can crash.”

Sapete, no, quando su un annuncio di lavoro viene richiesta una persona DINAMICA?

Credo di aver finalmente capito cosa vuol dire essere dinamici. Non nel senso richiesto negli annunci (nella maggioranza dei casi è un’inchiappettata che ti richiede di aprirti partita iva, tanto sei dinamico), ma nella vita, all’interno dell’universo. Pánta rêi, diceva Eraclito, tutto è in continuo divenire.

Lo sanno anche le rocce. Loro restano immobili e vengono intaccate da un processo che si chiama erosione. Ciò che resta immobile muore.

L’ho capito in questi giorni: stanno cambiando tante cose, non solo nel mondo, ma anche nel mio piccolo paese. Il cambiamento avanza e non tutti riescono ad accettarlo, nonostante il vecchio sia vittima di un’emorragia insanabile sotto gli occhi di tutti.

Ma non voglio essere naif,  lo so bene che i punti di vista sono molti, tutti diversi e i fatti sono solo interpretabili, mai osservabili unicamente per quello che sono. E so altrettanto bene che fare le vittime è sempre più facile e più rassicurante perché sono tutti pronti a farti pat pat sulla spalla. Solo che aggrapparsi alla zattera che sta cadendo a pezzi invece di salire sulla nave che è venuta a prelevarci perché si è affezionati alla zattera da 40 anni non ha senso. Una volta la vostra era una nave ora è una zattera che perde acqua e non funziona, che sta a galla per miracolo. Poi si è liberi di pensare che la nave nuova arrivata possa rompersi o affondare nel tragitto fino al porto e non fidarsi, ma lo vuoi fare quel pezzettino di strada che possiamo fare insieme prima di decidere che non ti piace, e rimanere immobile dove sei per principio?

Quando tira aria di cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.” viene commentato giustamente. E’ così in tutte le realtà, lo so: il cambiamento spaventa. Però ho finalmente compreso il concetto del tutto scorre e l’importanza dell’essere elastici e di sapersi adattare e reinventare se necessario.

Ho sempre sofferto tantissimo il non avere un’identità ferma, il non essere esperta in niente di particolare, ma brava in tante cose: quale scegliere, quale approfondire, su quale focalizzarsi?

Che lavoro fai, mi chiedono. Che figura professionale sei? Non lo so, faccio così tante cose che non ce l’ho. Faccio quello che serve. Senza paura, con attenzione e se non so chiedo a chi sa per non sbagliare o per fare meglio. Sempre pronta a sperimentare e a mettermi alla prova. Mi presentano come “quella che risolve i problemi.” Oddio, non sempre, ma mi piace. Ci provo.

Lo so che continuerò a soffrirne perché sono fatta così e non ci sono interruttori magici da premere, ma ora mi pongo delle domande.

Bisogna davvero scegliere? O è utile essere pronti, essere abbastanza dinamici da saper usare l’abilità giusta al momento giusto, mutare forma quando viene richiesto, avere la soluzione alternativa ed essere il più simili possibile all’acqua?

Be water, my friend

Bruce Lee

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